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valeria rosso psicologo psicoterapeuta torino
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"Per quanto riguarda il futuro, egli non si preoccupa di prevederlo, ma di renderlo possibile" Antoine de Saint-Exupéry

Per dare una cornice alla scelta della scuola superiore, vorrei sottolineare in primo luogo che non si tratta di scegliere al posto dei figli, ma insieme a loro. A dire il vero, è più una scelta loro che dei genitori, ma con l’importante presenza degli adulti accanto per aiutarli a ragionare, a fare un esame di realtà, anche a sdrammatizzare.
I ragazzi, infatti, in tale periodo di vita e di fronte a tale scelta, provano alcune ansie, legate alla crescita e alla trasformazione, al fare alcune cose per la prima volta, al non sapere quanto possono contare su di sé, alla paura di sbagliare. Compito del genitore è contenere tali ansie, sdrammatizzandole prima di tutto dentro di sé.
D’altro canto i ragazzi a quest’età hanno sufficienti risorse e capacità per fare delle scelte. Già da molto prima, per certi aspetti fin dalla nascita, sono elaboratori di teorie sul mondo e di strategie di comportamento, di modi di vivere. Tali modi sono provvisori, possono e devono essere corretti in base alle esperienze, agli errori e all’esame di realtà, però sono comunque presenti in ognuno dei vostri figli.
Non siete tenuti, dunque, a fare le scelte al posto loro, ma piuttosto ad accompagnarli, e a ragionare insieme a loro.
“Volo ut sis”, diceva Sant’Agostino, voglio che tu sia quello che sei, non quello che io prevedo tu debba essere." dall’intervista ad Umberto Galimberti
Per quanto riguarda la scelta stessa, un modo per sdrammatizzarla è mettere in conto che essa sia rivedibile nel tempo; accettare la possibilità dell’errore, cioè il fatto che non esiste una scelta in grado di mettere al sicuro il proprio figlio da delusioni e possibili revisioni.
Quando come genitori abbiamo a che fare con scelte migliori che riguardano i figli, siamo a volte più preoccupati che rispetto a scelte che riguardano noi personalmente; gli errori, le sofferenze dei figli bruciano più delle nostre, proprio perché li amiamo e siamo genitori partecipi. Attenzione però a questa reazione istintiva, perché i figli possono interpretare le nostre preoccupazioni, se eccessive, come una scarsa fiducia in loro, e nel fatto che siano in grado di procedere nella crescita, di prendere decisioni e di affrontare prove.
Non esiste poi una scelta migliore in assoluto, ma solo in relazione al contesto in cui ci si trova, considerando com’è il ragazzo in quel momento, e naturalmente quali le opportunità formative presenti sul territorio.
La scelta migliore è quella più realistica, che si basi sulla considerazione delle caratteristiche, potenzialità e limiti del minore; ma soprattutto dei suoi interessi, motivazioni, e passioni.
E’ importante dunque il confronto con gli insegnanti, ma soprattutto con il ragazzo, aiutandolo a valutare realisticamente se stesso e il contesto; a 13 anni ha ancora molto bisogno di essere sostenuto e contenuto rispetto alla tendenza a sottovalutarsi o sopravvalutarsi.
Per aiutarlo è utile che il genitore si interroghi sulla sua disponibilità a rivedere l’immagine ideale del figlio, a mettere in conto possibili delusioni, scarti dalle proprie aspettative; e a gestire tali delusioni come un accadimento e un problema dell’adulto, senza farlo ricadere sul figlio.
E’ naturale e comprensibile avere tali aspettative ideali, proprio perché i genitori pensano che se i figli fossero così come “dovrebbero,” sarebbero favoriti nel cammino dell’esistenza, non andrebbero incontro a delusioni e frustrazioni. Realisticamente però alcune frustrazioni sono inevitabili, e il compito del genitore non è eliminarle, quanto piuttosto aiutare il ragazzo a gestirle come una parte normale della vita, a trovare le proprie strategie per affrontarle, e ad imparare da esse.
A volte un allontanarsi dalle aspettative genitoriali è per il figlio un trovarsi.
Ridimensionando il peso delle delusioni e dei possibili errori, il genitore può invece aprire lo sguardo su quello che realmente è il ragazzo, confrontandosi e discutendo con lui, e aiutandolo così, attraverso il dialogo, a comprendersi nelle proprie potenzialità e nei propri limiti.
Mantenendo un atteggiamento fermo rispetto ad ansie eccessive per il futuro, il genitore sia invece generoso nel cogliere le particolarità del singolo: non solo potenzialità e limiti, ma anche interessi, motivazioni, passioni.
Il crescere, e la vita stessa, hanno un’indubbia complessità, proprio perché nessuno ha la sfera magica per prevedere il futuro, e si procede per tentativi ed errori. Ma la conoscenza di sé (gnozi eautòn degli antichi greci) è un valore e una fondamentale risorsa nell’orientarsi.
Sottolineo, per concludere, la necessità di prendere in considerazione anche e soprattutto gli interessi del ragazzo. E’ vero che si cresce e si impara confrontandosi con le regole, accettando e gestendo possibili frustrazioni, ma una spinta fondamentale all’apprendimento è proprio il piacere, il fare ciò che piace e appassiona; è la motivazione che aiuta a tollerare meglio la fatica, a superare delusioni, e a sostenere l’impegno richiesto da qualsiasi percorso formativo.

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